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A CASA TUTTI BENE

“A casa tutti bene” è il titolo del nuovo film diretto da Gabriele Muccino, uscito da pochi giorni nelle sale cinematografiche italiane, forte di un cast corale che vede nomi come quello di Stefano Accorsi, Pierfrancesco Favino, Massimo Ghini, Giammarco Tognazzi, Stefania Sandrelli e Claudia Gerini.

Alba e Pietro festeggiano le loro nozze d’oro e invitano figli e nipoti su questa loro isoletta volutamente a parer mio utilizzata come chiave simbolica. Il programma come per tutte quelle occasioni di festeggiamento implicitamente imposte da questa nostra società è cerimonia, pranzo e ritorno. Il traghetto però non arriva, causa mal tempo, a riportare indietro gli invitati costringendoli a rimanere sull’isola e l’isola si sa mette in moto sempre forti emozioni e in questo caso a far fronte a scomode verità. Le buone maniere crollano, gli atteggiamenti di circostanza cedono, gli altarini si scoprono, il tutto in uno stile Mucciniano tornato finalmente alle origini. Isterico e nevrotico, ma non troppo, il tema portante del film è la famiglia ed i valori che essa rappresenta.

In questi anni di rivoluzione il tema è scottante e sempre attualissimo. Paragonando la famiglia ad un palcoscenico, è facile rendersi conto di quanti ruoli è possibile giocare al suo interno, anche in funzione del suo tempo ciclico che permette l'intrecciarsi e il susseguirsi di vite diverse, nonché l'alternarsi delle generazioni.

I modi e le strategie per vivere insieme sono molteplici, ma ognuna fa capo al particolare momento di ciclo vitale che si sta vivendo: lo svincolo dalla famiglia d'origine e la decisione di crearsi una propria famiglia, la vita di coppia, la nascita dei figli, le cure per la loro crescita, l'allontanamento dei figli, di nuovo la vita di coppia ma nella condivisione della vecchiaia.

Sono tutti momenti questi in cui l'assetto di base della struttura familiare deve essere riformulato, momenti di "crisi", dove si rende necessaria la rielaborazione delle regole e dei confini al suo interno per ripristinare l'equilibrio delle relazioni e dei ruoli.

Come seguire le regole del ciclo della famiglia se questo ciclo oramai è diverso? Arricchito, deprivato, svalutato, la famiglia non segue più rigidamente queste regole, questo ciclo e nel film il tema è ampiamente sfaccettato da più punti di vista.

Lo stampo tradizionale è raccontato da Alba e Pietro che festeggiano le loro nozze d’oro e invitano i tre figli e i diversi nipoti. Sono benestanti, sono solidali tra loro, sono belli da vedere mentre cercano in ogni modo di sorreggere i figli ormai adulti, ormai apparentemente formati, in quelle situazioni anomale che loro non comprendono o meglio, che loro magari hanno affrontato diversamente, avendo vissuto con quei principi di coppia tradizionale, che molti criticano ma che in realtà è tutta da invidiare. In quelle vecchie coppie ci si rifugia, si trova certezza, conforto, forza. Si possono solo che ammirare queste coppie, sono stati bravi a tener duro insieme, sono stati bravi a non far trapelare mai il sicuro momentaneo cedimento. Può sembrare che queste coppie non abbiano subito mai paure, rabbia, noia, tradimenti e invece certo che hanno subito, ma costruire non è facile. Costruire richiede costanza, costruire è mettere in conto che qualche volta qualcosa si può rompere, costruire è pazienza, chi crede nel voler costruire va avanti e nei cedimenti trova risorse per migliorare, fortificare. Costruire è amare, perché si sceglie di continuare a farlo, nonostante tante cose, sempre comunque con quella persona, proprio quella li. Credere in questi valori è la vera mancanza delle nuove generazioni. Ci si arrende facilmente, ma se si scappa allora nulla ha valore e nel film questo concetto è fortificato non dai figli, che avrebbero dovuto seguire l’evoluzione naturale della famiglia patriarcale, ma inaspettatamente dai nipoti di questa coppia, in maniera dolorosa per Sandro e Beatrice (coppia afflitta dalla patologia di lui) e genuina di Riccardo e Luana ( coppia sbandata ma unitissima).

Carlo, Paolo e Sara invece? I tre figli che da una coppia cosi solida avrebbero dovuto trarre esempio che ci raccontano? Ci raccontano la modernità generazionale portando non pochi spunti di riflessione.

Carlo con la sua doppia famiglia tutta al femminile.

Paolo, artista, libertino un po’ zingaro e dedito solo a se stesso.

Sara apparentemente inserita in un contesto famigliare tradizionale ma tradita consapevolmente dal marito.

Quanto è difficile di questi tempi perseguire e mantenere un valore così importante come quello della famiglia. Valore fondamentale da cui scaturiscono tutte le nostre diverse particolarità di vita, che ci condiziona, soprattutto nella costruzione della nostra identità.

Il ciclo di vita della famiglia come accennato è in continuo riassestamento. Nella famiglia tradizionale la condizione fondamentale per l'attuazione del cambiamento e il raggiungimento del nuovo equilibrio risulta essere l'elasticità, la non rigidità delle regole e delle relazioni e la facoltà di riformulare i ruoli, ma è un arma a doppio taglio, soprattutto oggi e soprattutto in quelle famiglie dove i ruoli sono altresì fragili e confusi. Il conflitto poi? Altro elemento chiave da un punto di vista evolutivo per la famiglia, gioca un ruolo cruciale e più difficile più del suo superamento è il saperlo gestire, soprattutto nelle famiglie “modificate” che non devono cedere a sensi di colpa o all’opposto a ferrea rigidità, in quanto portatore di nuovi elementi della costruzione del sé.

Muccino descrive la famiglia e lo fa senza troppi fronzoli, siamo una generazione confusa, troppo libera, dove il venir meno di una buona e marcata definizione di ruoli ha degradato calore e conforto.

Ognuno di noi proietta nel proprio desiderio di famiglia molte cose, desideri agli antipodi a volte. Chi ha vissuto nella tradizione necessità di libertà, chi in una famiglia allargata desiderio di tradizione. Si può ancora fare, certa è la difficoltà ma tutto come al solito, però, ruota intorno alla persona, a come siamo, cosa vogliamo e come lavoriamo per ottenerlo.

Paolo dice alla mamma “Vorrei solo avere una vita normale”, Alba lo conforta, gli risponde “ Le vite normali non esistono” e se la frase arriva da una figura cosi tradizionale, possiamo ancora ben sperare.


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