Amelia
- Manuela Agostini
- 20 nov 2017
- Tempo di lettura: 3 min
“Amelia” è il film di Mira Nair, 2009, che racconta la storia di Amelia Earhart, pioniera dell'aviazione femminile interpretata dalla bravissima Hilary Swank e di George Putnam marito della donna, interpretato da un maturo Richard Gere.
Il film inizia con una Amelia bambina che parla di se stessa, di come ha da sempre amato volare, di come da sempre ha avuto con chiarezza l’idea di quello che era e di quello che voleva fare. Poi l’incontro con il futuro marito George, che le dà l’opportunità di poter realizzare il suo sogno, fare il giro del mondo, trovando economicamente il modo di realizzarlo, partirà con due piloti, come passeggera, ma non si accontenterà, guiderà e lo farà fino alla fine dei suoi giorni. Lui da bravo editore pubblicitario rese l’immagine della pioniera un salvadanaio senza fondo che le permise di essere ciò per cui tutti la ricordano, lei con la sua tenacia spregiudicatezza e sete di avventura fu una fonte inesauribile di ispirazione che permise a lui di guadagnare e appassionarsi giorno dopo giorno a quella donna che diventò, per quello che tutti chiamarono alla fine Mr. Earhart, l’amore della sua vita. Un matrimonio liberale “promettimi che se non staremo bene ci lasceremo andare” se si contestualizza la frase al 1931 si capisce che di pionieristico non ci fu solo l’aviazione. Forse fu proprio la libertà di amarsi senza obblighi a rendere il loro rapporto cosi speciale, vero, nessuna forzatura se non quella dei sentimenti. Certe storie non hanno molto di speciale eppure lo sono, eppure, è bello che qualcuno le racconti, arricchiscono, scaldano, infiammano. Amore tra due persone, passione per quello in cui si è bravi, condivisione felice e consapevole, sorrisi tanti sorrisi, fino alla morte.
La lacrima scende inevitabile ed inesorabile nel finale, almeno sul mio viso, anche se la storia si sapeva. La voce fuori campo dice poche semplici parole che entrano dritte dentro l'anima:“…tutti noi abbiamo degli oceani da attraversare finché si ha il coraggio di farlo ... è incoscienza? Forse , ma qual'è quel sogno che si fa dei limiti…”
Perché ci commuoviamo?
Entriamo in empatia. L’empatia è la capacità di utilizzare gli strumenti della comunicazione verbale e non verbale per mettersi nei panni dell’altro identificandosi parzialmente nel suo mondo soggettivo nel contesto di un’accettazione autentica e non giudicante.
Il pianto adulto scaturisce dalla vita, ci tocca non solo di pancia ma soprattutto di testa, nasce dalla sensibilità, dalle convinzioni ed esperienze che abbiamo vissuto è unico come le cause e gli effetti che ci pervadono l’anima.
Ho pianto, perché anche io ho un sogno, tutti lo hanno, e vedere che qualcuno è riuscito a realizzare il proprio mette felicità e nello stesso tempo ci mette uno specchio davanti. Calderone di emozioni, per fortuna esistono le lacrime. Mi chiedo se ha avuto senso l’impresa della Earhart, infondo il suo giro del mondo in qualche modo già l’aveva fatto anche se non come pilota ufficiale.
Mi rispondo , che si, ha avuto senso, lei voleva fare il giro del mondo ma come pilota, il SUO giro del mondo, guidare lei, dominare il cielo a suo modo, con la sua di forza, ci è morta per provare queste sensazioni e secondo me il senso che si da alle cose è strettamente personale quindi si, per lei ha avuto senso se negli ultimi istanti di vita si è detta “era questo che volevo”.
Cosa ha senso davvero nella vita?
Le migliori cose dell'umanità molto spesso sono inutili.
Le migliori cose dell’umanità sono quelle che vengono intraprese non per un risultato definito e misurabile, almeno non sempre, ma perché qualcuno, senza contare i costi o calcolando le conseguenze, è mosso dalla curiosità, dall'amore, da un punto d'onore, dalla compulsione di fare o capire.
Al primo incontro con George, questo chiede ad Amelia “ Perché vuole fare l’aviatrice?” lei gli risponde “ Lei perché va a cavallo?” …il piacere di farlo.


















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