AMORE. LETTERATURA, CHIMICA E FOLLIA
- Manuela Agostini
- 9 mar 2017
- Tempo di lettura: 4 min

“Io sono folle, folle, folle d’amore per te . io gemo di tenerezza perchè sono folle, folle, folle perchè ti ho perduto . Stamane il mattino era cosi caldo che a me dettava quasi confusione ma io era malata di tormento ero malata di tua perdizione.”Alda Merini, da “La Terra Santa”
Leggendo le poesie della Merini, non può che saltar al cuore e alla mente come l’amore ci pervada l’animo, la mente, tutto. In letteratura poi, non è forse l’amore il cuore portante di ogni romanzo? Ma cos’è l’amore? L’amore è follia? La persona amata, prepotentemente entra nella nostra testa e tutto è concentrato su di lei, al pensiero di lei, all’irrefrenabile voglia di lei. Diventiamo ossessionati, euforici, disattenti, ansiosi o depressi. Non sono però questi, termini che ricordano un po’ quelli utilizzati per definire i cosiddetti disturbi mentali? Un giorno forse, nel DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders) inseriranno anche l’asse dell’amore, chissà, ci troveremo ad assumere gli anti-innamoramento come psicofarmaci, per ora però, l’amore è ancora poesia, letteratura e arte, non una malattia, ma un semplice specchio di emozioni, di fragilità, intimità, di dolori e sensazioni belle che, in una visione poco romantica sono mosse altresì da modificazioni ormonali e neurotrasmettitoriali di serotonina, ossitocina, dopamina ecc… partendo dall’innamoramento fino alla fine di un amore si può notare come queste fasi mimino come accennato, a stati psicopatologici.
Fase 1 :L’innamoramento
L’unica ossessione che vogliono tutti: “l’amore”. Cosa crede, la gente, che basti innamorarsi per sentirsi completi? La platonica unione delle anime? Io la penso diversamente. Io credo che tu sia completo prima di cominciare. E l’amore ti spezza. Tu sei intero, e poi ti apri in due.
Philiph Roth, L’animale morente
Questa particolare fase, che porta ad avere l’idea fissa dell’altro, ricorda molto il comportamento ossessivo-compulsivo, sovrapponendosi dal un punto di vista biochimico con livelli di serotonina drasticamente bassi. Se siamo corrisposti allora ecco entrare in campo un aumento della dopamina a renderci euforici che insieme a noradrenalina e feniletilamina determinando un particolare cocktail chimico capace di indurre uno stato di eccitazione, iperattività ed ebbrezza simile in seguito all’assunzione di cocaina e altri stupefacenti. Implicati nell’attaccamento e nel piacere sopraggiungono in un secondo momento anche ossitocina e oppioidi endogeni che infondono calma, tenerezza e intimità, permettendo di stabilire il legame ma che inducono a dipendenza e che proprio con questa condividono: insonnia, perdita del senso del tempo, concentrazione assoluta sulla “sostanza”, bisogno crescente di consumo, tolleranza e astinenza.
Fase 2: L’amore
„Lascia che ti ami a modo mio, secondo il mio essere, coi segni originali che conosci. Non forzarmi mai, farò tutto. " Gustave Flaubert. Lettere a Louise Colet
Ottenuto l’amore dalla persona amata tutto ruota intorno al “noi” si crea un sodalizio talmente forte che ci si dimentica della nostra unicità e, si vive camminando in due e nel tempo, la cosa si fa talmente forte che si perde quel senso di identità che ormai si è plasmato con l’altro. Se si verificano litigi o per cosi dire, avvertono “pericoli” esterni, la paura dell’abbandono, l’ansia da separazione e la brama di possessione portano gelosia, diffidenza, ossessione e paranoia, mimando anche qui una psicosi, che nell’amore possiamo caratterizzare come “non altrimenti specificata” e con, chi di noi non l’ha vissuta, protagoniste idee, pensieri, convinzioni, principalmente a tema persecutorio o comunque non corrispondenti alla realtà. La paranoia non è un disturbo d'ansia, bensì una psicosi. Non è un disturbo d’ansia o di paura, ma di pensiero (giudizio distorto, sbagliato) di cui non si ha piena coscienza. Nasce però dal timore del perdere la persona amata o dal cambiamento possibile di questo nuovo sé che si è faticato tanto nel costruire e che ovviamente dovremmo ricostruire difronte ad un eventuale separazione?
Fase 3: La fine di un amore
E questa malattia che era l’amore di Swann s’era così moltiplicata, era avvinta così strettamente ad ogni consuetudine di lui, ad ogni suo atto, alla sua mente, alla sua salute, al suo sonno, alla sua esistenza, perfino ciò che egli desiderava dopo la morte, aveva finito ormai con il formare una sola cosa con lui a tal punto che non sarebbe stato possibile strappargliela senza distruggere lui stesso quasi per intero: come si dice in chirurgia, il suo amore non era “operabile”.
Marcel Proust, La strada di Swann
L’amore, ahimè è per lo più un ciclo e giunto alla fine induce a stati depressivi e se ne esce con le stesse caratteristiche che avanziamo con l’elaborazione di un lutto
Negazione/Rifiuto (in principio si nega il lutto come naturale meccanismo di difesa);
Rabbia (quando si realizza la perdita, subentra un enorme carico di dolore che provoca una grande rabbia alle volte rivolta verso se stessi o persone vicine o, in molti casi, verso la stessa persona defunta);
Negoziazione (si tenta di reagire all’impotenza cercando delle risposte o trovando soluzioni per spiegare o analizzare l’accaduto);
Depressione (ci si arrende alla situazione razionalmente ed emotivamente);
Accettazione (si accetta l’accaduto, riappacificandosi con esso, spesso sperimentando fasi di depressione e rabbia di natura moderata, volte a riconciliarsi definitivamente con la realtà).
Eppure, perché amiamo?
“A volte mi capita di fare una sciocchezza dopo l’altra, e non c’è nulla che possa fermarmi. Il giorno che incontrai quella donna avrei dovuto fuggire subito, se avessi conservato un filo di buon senso. Ma appena l’ebbi vista perdetti del tutto la ragione “
ORSON WELLES, La signora di Shangai
Sebbene alcune teorie sostengano che l’amore sia riconducibile a modelli relazionali e di attaccamento predefiniti, portandoci a rintracciare e scegliere nell’altro elementi noti, sebbene innalzamento e abbassamento di tutti gli ormoni e neurotrasmettitori sopracitati ci inducano altresì a credere che l’amore possa essere legato a meri fattori biochimici a me piace pensare, però, che non si può dare una spiegazione sempre a tutto, almeno non all’amore, che esattamente come una malattia mentale, se ne conoscono gli effetti ma non le reali cause.
Fisher H. Perché amiamo – Essenza e chimica dell’innamoramento (2005)
Bruni D. La scienza dell’amore e i suoi limiti - RIVISTA INTERNAZIONALE DI FILOSOFIA E PSICOLOGIA ISSN 2039-4667; E-ISSN 2239-2629
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