LA TRILOGIA DEI COLORI (1993-1994) DI K. KIEŚLOWSKI
- Manuela Agostini per State of Mind
- 24 gen 2016
- Tempo di lettura: 4 min
Tra il 1993 e il 1994 vengono realizzate tre pellicole dal regista e sceneggiatore polacco Krzysztof Kieślowski: “La trilogia dei colori”.
I film: Film Blu, Film Bianco e Film Rosso sono ispirati ai colori della bandiera francese e agli ideali in essi rappresentati: libertà, uguaglianza, fratellanza.
Il film blu concentra la tematica sulla libertà, il film bianco sull’uguaglianza e il film rosso sulla fratellanza. Questi tre film non sono apparentemente legati gli uni agli altri se non nella costituzione finale dei colori della bandiera. Visti singolarmente assolvono tutte le tematiche in essi racchiuse, le storie non rimangono in sospeso, la morale è ben chiara, sono tutti autoconclusivi.
Per poter cogliere la grandiosità dell’opera però è necessaria una visione attenta di tutti e tre i film.
Tutti i personaggi sono presenti in tutti e tre i film, si incontrano, intravedono, sfiorano, tutti sono in rapporto con gli altri, tutto è connesso, bisogna solo fare attenzione. Dialoghi e trame scritti dal regista in collaborazione con Krzysztof Piesiewicz inoltre, enfatizzano tale particolarità. Cosa vediamo nei film? Persone diverse in luoghi diversi pensano la stessa cosa, compongono la stessa musica, alcuni addirittura vivono la stessa vita, tutti influenzano in qualche modo il contenuto delle trame, da tutti dipende il tutto.
Il regista osserva la vita, la descrive attraverso le storie di gente comune. Il destino e la volontà, che a mio avviso qui può essere tradotto come acasualità, si intrecciano continuamente. Kieślowski tratteggia i suoi personaggi, attraverso piccoli segni che poi trovano conferma nelle loro azioni. Dettagli apparentemente insignificanti, sono pensati dal regista in funzione del carattere di questi, secondo il personalissimo stile criptico e conciso. Non baderò ad accennare minimamente le trame, vorrei invece fornire una chiave di lettura particolare che magari porterà ad una più godibile visione del tutto per chi lo vorrà.
L’attenta osservazione delle tre pellicole non ha potuto non farmi pensare alla teoria Junghiana della sincronicità e a come siamo tutti inevitabilmente collegati gli uni agli altri.
Cos’è la sincronicità?
Credo si possa spiegare in parole semplici come assenza di casualità nelle cose che si inserisce in uno spazio/tempo aspaziali e atemporali. Ciò che pensiamo possa essere un caso è in realtà accaduto per una forza, un energia inconscia collettiva e personale che cerca di portarci la dove dobbiamo arrivare. E’ una sorta di cammino del tutto personale che ci portiamo da generazioni e influenza i nostri pensieri. La nostra vita ci parla attraverso gli oggetti noi parliamo loro attraverso un legame che ignoriamo ma che esiste. “La sincronicità- Legame tra Fisica e Psiche di Massimo Teodorani”
Discente di Freud, Jung si distacca ad un certo punto dalla visione pulsionistica del maestro arrivando alla sua psicologia analitica. Assecondando le sue intuizioni, che trovarono conferma partendo addirittura dalla teoria di Ippocrate secondo la quale l’universo è legato in tutte le sue parti da quelle che lui chiamava “affinità nascoste” affermando che tutte le cose sono in simpatia e che le coincidenze significative possono essere spiegate come null’altro che elementi simpatetici che si cercano gli uni con gli altri, arriva a concepire la psicologia come una dottrina non rivolta esclusivamente all’ambito della salute mentale.
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